venerdì 10 giugno 2011

LE ERE COSMICHE

<< La durata dell’universo materiale è limitata e si manifesta per cicli di kalpa. Ogni kalpa costituisce un giorno
della vita di Brahma e conta mille cicli di quattro ERE,o YUGA: il Satya-yuga, il Treta-yuga, lo Dvapata-yuga e
il Kali-yuga. Il Satya-yuga, dove regnano la virtù, la saggezza e la religione, senza la minima traccia d’ignoranza
o di vizio, dura 1.728.000 anni. Il Treta-yuga, in cui comincia ad apparire il vizio, dura 1296.000 anni. Lo
Dvapara-yuga, durante il quale la virtù e la religione declinano ancora mentre il vizio aumenta, dura 864.000
anni. E il Kali-yuga (cominciato 5.000 anni fa), in cui abbondano i conflitti, l’ignoranza, l’irreligione, il vizio e
in cui la vera virtù è praticamente scomparsa, dura 432.000 anni. In questa era l’immoralità incalza a tal punto
che alla fine il Signore Supremo appare in persona ,
sotto forma dell’Avatara KALKI, per vincere i demoni, salvare i suoi devoti e dare inizio a un nuovo Satya-yuga.
E il ciclo ricomincia. Questi quattro yuga ripetuti mille volte formano un giorno della vita di Brahma, l’essere
creatore, e ogni sua notte dura altrettanto, Brahma vive cent’anni, che corrispondono dunque a 311 bilioni 40
miliardi (311.040.000.000.000) dei nostri anni terrestri, poi muore. Ma questa longevità formidabile, per noi
quasi infinita, non è che un lampo nello scorrere dell’eternità. L’Oceano Causale contiene innumerevoli Brahma
che appaiano e scompaiano come bolle nell’Atlantico: poiché appartengono all’universo materiale, come il
mondo che governano, questi Brahma sono in un incessante divenire.
Nessuno, nell’universo materiale, neppure Brahma, sfugge alla nascita, alla vecchiaia, alla malattia e alla morte
. Brahma, tutta via, poiché serve direttamente il Signore Supremo governando
l’universo, è già liberato. Sul suo pianeta, Brahmaloka, che è il più evoluto dell’universo e sopravvive anche ai
luoghi paradisiaci del sistema planetario superiore, vanno i sannyasi avanzati: ma per le leggi della natura
materiale né Brahma né gli abitanti di Brahmaloka sfuggono alla morte >>.

Tratto dalla spiegazione di A.C.Bhaktivedanta Swami Prabhupada dalla “Bhagavad Gita così com’è” pag 361-
362: