lunedì 6 febbraio 2012

E' L'ORA DELLA DECRESCITA



Le cose nella vita si fanno sempre per due ragioni: o per amore o per forza, in questo caso la decrescita non sarà più una scelta come da qualche anno è per molte persone, molto più di quello che pensiamo tra l’altro, ma sarà necessaria perché la grande promessa che avremmo tutti lasciato le campagne, poi addirittura lasciato le industrie, saremmo tutti vissuti nelle città, avremmo avuto tutti una cravatta, una scrivania, una macchinina, una casetta, una vita borghese come ci era stata promessa dal Sistema, questa promessa non verrà realizzata, non si può fare. Il sistema non drena più tutte le risorse lavorative che doveva inglobare, non può dare, non può più assicurare benessere come prometteva e quindi si è trattato di una truffa o quantomeno grave errore di valutazione. La cosa più grave e più spiacevole di questo periodo è osservare come gli attori di questo sistema, quelli che l’hanno pensato, studiato, che ne sono stati sacerdoti, non stanno facendo alcuna autocritica, perché capirei l’errore, anche ammettendo la buona sorte e la buonafede… però adesso evidentemente le cose sono troppo chiare, troppo palesi e bisognerebbe che qualcuno dicesse: Ci siamo sbagliati!. Un sistema come questo capitalismo che promette benessere a tutti, ma non lo mantiene, non lo si può realizzare, occorre rifondare questo capitalismo, ne parlava nel 1977 già Berlinguer, così come Pasolini, così come tanti altri.
Non li abbiamo ascoltati, oggi è il momento dell’autocritica, né Monti, né nessun altro fa autocritica e questo non va bene, non si possono chiedere cambi di rotta senza che il comandante ammetta di averla sbagliata in partenza.
Questa decrescita necessariamente dovrà esserci, saranno 1, 2, 3, 4, 10 passi indietro, ovviamente questo non sarà indolore. Le cose fatte per amore c’è una motivazione forte, c’è un convincimento. Le cose fatte per forza invece sono diverse, vanno fatte senza aspettarsele, vanno fatte adesso e questi passi indietro saranno pesanti per tutti quelli che non li avevano preventivati. Quelli che già da tempo vivono in maniera più sobria, cercando di consumare meno, di dedicare meno tempo al lavoro perché il denaro che se ne trae non è così essenziale per vivere il più facilmente possibile, chi si è già posto il problema di consumare meno, di essere più libero, non dovendo per forza lavorare, ma facendolo per quanto basta e per il tempo che serve, questi signori saranno molto più avvantaggiati. Questo schema va cambiato perché non si può più portare avanti e ce ne è un altro che attende di essere studiato, i nostri intellettuali, i nostri economisti non mi pare che stiano facendo passi in avanti per cercare un nuovo schema di riferimento. Si è passati dalla monarchia alle Repubbliche teorizzando prima politicamente le Repubbliche, dal feudalesimo a altri sistemi avendo pensato una nuova ipotesi di organizzazione, questo è il primo caso nella Storia in cui si passa a una nuova condizione senza averla teorizzata, se non per i pochi emarginati e vilipesi teorici della decrescita che un po’ di ragionamento su questo l’hanno fatto.
In ogni caso in assenza di una guida occorre cambiare e questo pone la responsabilità sugli individui che, come singoli, devono pensare, studiare, cambiare.