mercoledì 9 maggio 2012

PROSTATA: TRATTARE O NON TRATTARE

7 marzo 1994 — su: Corriere Salute, p. 22, di G. Masini

In seguito a una serie di studi scientifici riguardanti in tutto 828 uomini affetti da tumore alla prostata, uno dei piu` noti chirurghi americani, il dottor Gerald Chodak dell’Universita` di Chicago, e` arrivato a una conclusione per lo meno sconcertante: molti pazienti, ai quali e` stato diagnosticato un tumore prostatico a lento svi- luppo, potrebbero essere messi in “attesa guardinga”, senza cioe` fare nulla, anziche ́ sottoporli a trattamenti radiologici o chirurgici. Il fatto e` che le tera- pie possono comportare effetti collaterali, quali l’impotenza, l’incontinenza e la morte. Le statistiche dimostrano che quelli che non si sono sottoposti ad alcu- no di tali trattamenti sono vivi dopo dieci anni in condizioni buone quanto quelle dei malatiche hanno subito l’intervento chirurgico e gli e` andata bene. Non si trat- ta di abbandonare ogni trattamento, ha detto il dottor Chodak; si tratta invece di informare bene il malato in modo che egli possa scegliere.


23 agosto 1995 — Journal of Amer Med. Ass., “Cancro alla prostata lento: lasciatelo in pace” Gli uomini che raggiungono l’eta` della pensione con un cancro alla prostata a crescita lenta hanno le stesse prospettive di vita di coloro che non hanno il cancro. Questi i risultati dell’Universita` del Connecticut, che smentisce i dottori che consigliano ai pazienti di sottoporsi a intervento o irradiazioni.


4 novembre 1995 — The Lancet
Il 90% dei casi di cancro alla prostata non diventano mai significativi clinicamen- te, afferma Philip Dunn fondatore della Prostate Help Association. La percen- tuale di sopravvivenza a 10 anni tra i pazienti che non avevano ricevuto alcun trattamento era del 91,5% contro il 77% dei pazienti sottoposti a irradiazioni. 



9 dicembre 1995 — The Lancet
La chirurgia totale per il trattamento di cancro alla prostata riesce solo a far dif- fondere la malattia, secondo uno studio dell’Universita` di Oxford pubblicato sulla rivista medica Lancet del 9 dicembre 1995. I ricercatori hanno scoperto che i chirurghi causano involontariamente la diffusione di cellule cancerose in altre parti del corpo, durante l’operazione chirurgica alla prostata. Moni- torando 14 interventi chirurgici consecutivi, sono state scoperte, nel sangue di 12 pazienti, cellule tumorali provenienti dalla prostata a seguito dell’operazione. Questi stessi pazienti non avevano mostrato alcuna cellula tumorale in circolo nel sangue prima dell’intervento chirurgico.


Marzo 1997 — Alternative Medicine Digest n. 17, p. 99
Nel 1996 uno studio, condotto da Grace e Lu-Yao su 3494 uomini trattati con rimozione della prostata, ha rivelato che nel 35% dei casi si dovette far ricorso a un ulteriore intervento (radioterapia, rimozione dei testicoli o terapia di supporto ormonale) entro 5 anni per lo stesso problema o complicazioni. Secondo il dott. Gerald Chodak, del Weiss Memorial Hospital di Chicago, l’informazione che c’e` la possibilita` di ulteriori interventi ≪non e` generalmente data ai pazienti≫ quando si raccomanda loro l’operazione chirurgica alla prostata. L’altra informazione che non viene data alla maggior parte dei pazienti, con cancro alla prostata e` che esistono efficaci terapie alternative, non invasive, naturali, per arrestare e curare il cancro alla prostata senza far ricorso per niente alla chirurgia. (Estratto da: McKeown, L.A., Elevata percentuale di successivi interventi dopo la rimozione della prostata, in: Medical Tribune, 21 marzo 1996, n. 13).



L’Immensa Balla della Ricerca sul Cancro 68