martedì 25 agosto 2015

Etichette... etichette... etichette...

Domanda: Nel tuo libro La rinascita italica sostieni di non essere né di destra né di sinistra. Però l’aggettivo “italica” sa molto di ventennio e lo stesso vale per il termine “patria”, che utilizzi spesso. Risposta: Il mio libro s’intitola Rinascita Italica perché il termine “italica” ha una forza maggiore rispetto a “italiana”, non perché io sia un nostalgico dei tempi del Duce! Le parole, oltre ad avere un senso, hanno anche un suono, il quale non è meno importante del senso, perché è in grado di trasmettere una precisa forza. “La Rinascita Italiana” non produrrebbe mai lo stesso effetto. Prova tu stessa a ripeterlo. È una questione energetica oltre che di scelta stilistica. In questo Paese si dovrebbe fare uno sforzo per evitare di aprire sempre la porta al passato, il quale risucchia con il suo veleno, il suo odio, le sue guerre ingiuste, i suoi rancori e i suoi crimini... ogni fenomeno che vuole essere nuovo nel Presente.

Ma io vivo Adesso, non settant’anni fa. Sia nel mio libro che nei miei articoli utilizzo spesso il termine Patria. Patria è solo un nome, che però colpisce direttamente il Cuore (almeno il mio), molto più che i termini “nazione” o “Paese”, che sono più freddi, privi di anima. Vale lo stesso discorso fatto per “italica”. Ogni uomo ha la necessità interiore di una provenienza culturale, di una storia condivisa. Una Patria è una provenienza, è un mezzo per mantenere radici storiche e culturali; un punto di partenza che però non esclude altre esperienze di affratellamento. Proprio non capisco perché “patria” debba essere di destra e non di sinistra.

Nel mio libro parlo di una fratellanza fra le varie Patrie europee, che però nulla ha da sparite con l’attuale dittatura di eurolandia, la quale mira invece a uccidere le singole identità nazionali. Domanda: Anche i continui riferimenti al fallimento della democrazia che ci sono nel tuo libro suonano molto di destra. Risposta: Bisogna distinguere fra ciò che funziona e ciò che non funziona, non fra ciò che è di destra e ciò che è di sinistra. Non necessariamente un’idea che viene solitamente attribuita alla destra non può essere valida! Il fallimento delle attuali democrazie in favore di oligarchie finanziarie più o meno occulte è sotto gli occhi di tutti. Io non ho in antipatia la democrazia, dico solo che nessuno l’ha difesa e adesso ci troviamo sotto una dittatura di banchieri e grandi finanzieri, per dirla in parole povere ma chiare.

Tempo fa, quasi per gioco, ho individuato i valori del FUOCO come valori a cui ogni membro del Partito Italia Nuova che voglia dirsi tale deve potersi attenere. FUOCO è un acronimo che rende semplice ricordarsi cinque importanti valori a cui fare riferimento in ogni occasione: Fedeltà, Umiltà, Onestà, Coraggio, Onore. Poi ho cominciato a parlarne in giro e mi sono accorto che puntualmente a questi valori venivano appiccicate delle etichette: “La Fedeltà e l’Onore sono valori di destra” diceva qualcuno, in tono d’accusa. “E qual è un esempio di valore di sinistra?” chiedevo io. “Beh... la Libertà è un valore di sinistra” mi veniva talvolta risposto. Ero esterrefatto. Valori di sinistra e di destra! Ma quanto male deve essere ridotto il tuo materiale cerebrale per ritenere che la Libertà appartenga alla sinistra e l’Onore alla destra? Un giovane di sinistra è autorizzato a non avere un Onore? E un giovane di destra non aspira forse alla Libertà come chiunque altro? 10 www.sal

Etichette... etichette... etichette... create ad arte per custodire la separazione, il contrasto, la diffidenza... soprattutto fra i giovani, per impedire loro di unirsi e lavorare per uno scopo comune. Dagli anziani che si ostinano ad andare a votare per tenere in piedi lo stesso sistema sinistra/destra, non mi aspetto nulla, ma vedere giovani cuori intrappolati mi mette tristezza. Nel mio libro dico: Il discrimine non è più tra fascisti e comunisti, ma tra chi si è accorto della presenza d’un’oligarchia che vuole realizzare un progetto mondialista e globalizzatore, riducendo gli uomini a entità numeriche, e chi invece ancora non si è accorto di nulla o addirittura collabora consapevolmente con questo Sistema perché crede di avere qualcosa da guadagnarci. Il problema è che molti fra i giovani che oggi si occupano di politica o non hanno ideali o sono rimasti incollati a quelli degli anni ’70; sono intrappolati in qualcosa che oggi non è più evolutivo: la dicotomia destra/sinistra. Ciò che è evolutivo in un dato periodo storico non è detto che lo sia ancora in un periodo successivo. Andare alle manifestazioni di piazza con le immagini di Che Guevara o del Duce non ha più alcun senso. Vuol dire che politicamente sei morto come loro. Vuol dire che non hai fatto nessun passo avanti. Ed è esattamente questo che il Sistema vuole.

Io sono convinto che il cittadino debba essere il portatore della volontà politica del popolo a cui appartiene. Se si produce uno scollamento fra Stato e cittadino ne pagano le spese entrambi. Il primo perde le sue fondamenta e il secondo perde la sua guida, i suoi valori di riferimento, che vengono dettati dall’alto ma possono essere incarnati solo per mezzo d’ogni singolo individuo. L’italiano ha bisogno di “sentirsi Stato” e sentire di conseguenza la piena responsabilità per quanto accade in Italia in virtù delle sue scelte o della sua inazione.

Salvatore Brizzi


http://altrarealta.blogspot.it/