mercoledì 30 novembre 2016

Il turco Erdogan getta la maschera e rivela i suoi piani di espansione

di Luciano Lago

L’autunno è quella stagione che fa cadere tutte le foglie dagli alberi ma, in questo autunno del 2016, oltre alle foglie cadono anche le miserabili maschere utilizzate dai personaggi della scena internazinale.
Si era iniziato con la Hillary Clinton, la ex segretaria di Stato USA ed ex candidata alla Casa Bianca, la quale, a seguito delle sue mail desecretate, aveva rivelato il suo vero volto di persona corrotta, finanziata dai monarchi sauditi, oltre che dal trio Wall Street /Goldman Sachs/George Soros, ed era stata chiaramente individuata come responsabile dell’aggressione USA in Libia e della guerra per procura in Siria.

Adesso è la volta del “neo sultano” Recepit Erdogan il quale ha inviato le sue truppe in Siria mascherando l’operazione di intervento militare nel paese confinante come “necessità di combattere contro l’ISIS”, poi in aggiunta con la decisione di contrastare i “terorristi curdi”. Adesso lo stesso Erdogan finalmente afferma, in un discorso pubblico tenuto in data odierna, che le forze del suo paese si trovano in Siria per “mettere fine al Governo del Presidente Bashar al-Assad”.



“Il territorio siriano appartiene ai suoi veri padroni (i turchi). Noi ci troviamo là per stabilire la giustizia (sic!). Siamo entrati (in Siria) per mettere fine al “tiranno” ed al terrificante impero di Al Assad”, ha affermato questo martedì il presidente turco, Recepit Erdogan.
Bene finalmente cadono le maschere ed il comodo specchietto per le allodole dell’ISIS (creato appositamente per questo) ed i responsabili del massacro e della distruzione della Siria dichiarano le loro vere intenzioni.

Dopo il neo sultano ottomano, mancherebbe il terzo elemento, il Presidente Barack Hussein Obama, a confessare perchè ha dato inizio al conflitto per procura ed a quale fine i suoi servizi di intelligence abbiano armato e finanziato i gruppi terroristi che combattono in Siria. Anche Obama si è nascosto dietro la necessità di combattere l’ISIS ma in realtà lo sanno anche i sassi che sono stati gli USA a creare i gruppi terroristi di Al Nusra e dell’ISIS, per avere il pretesto di portare a termine i loro piani di divisione della Siria e dell’Iraq, con il fondamentale aiuto dell’Arabia Saudita, del Qatar e delle altre monarchie petrolifere.

Per quello che riguarda i turchi, dallo scorso Agosto le forze dell’esercito turco stanno portando avanti una operazione, denominata come “Scudo dell’Eufrate”, nel nord della Siria, con il pretesto di combattere il gruppo terrorista dell’ISIS (con cui hanno collaborato fino a ieri) e dei miliziani curdi, questi ultimi nemici di lunga data di Ankara.

Nonostante questo è la prima volta che Erdogan rende pubblico il vero obiettivo delle sue truppe in Siria, fatto che avviene nonostante il recente riavvicinamento della Turchia alla Russia, che, al contrario di Ankara, è intervenuta in Siria dopo averne ricevuto richiesta dal Governo di Damasco.

Lo stesso Erdogan, nel suo discorso, si è posto una serie di interrogativi retorici, affermando che loro (i turchi) “non possono più sopportare di assistere alla carneficina che si sta verificando in Siria”, dove secondo i suoi calcoli ci sono stati circa un milione di morti, visto che neanche l’ONU è voluta intervenire. Il turco rivela quindi, inaspettatamente, di avere un “animo sensibile”, quasi nessuno lo avrebbe detto.

Naturalmente Erdogan si guarda bene di specificare che la Turchia ha consentito il passaggio dal territorio turco alla Siria di un numero calcolato approssimativamente in circa 50.000 miliziani jihadisti inviati a combattere contro le forze dell’esercito siriano, tanto meno di dichiarare che questi miliziani hanno ricevuto assistenza e rifornimento di armi e munizioni dai servizi di intelligence turchi e dalla NATO, visto che proprio in Turchia si trovano i campi di addestramento e le centrali di arruolamento dei miliziani.
“Al principio abbiamo portato pazienza”, ha affermato il turco, “poi non abbiamo più potuto sopportare e ci siamo visti obbligati ad entrare in Siria assieme all’Esercito Libero della Siria”, l’ELS, (una formazione di ribelli appoggiata dalla Turchia e dalla NATO) come informa anche il giornale turco Cumhuriyet.

Queste le affermazioni del premier turco che rendono evidente le finalità di espansione della Turchia a spese della Siria, dove da tempo Erdogan reclamava la appartenenza all’Impero Turco dei territori del nord della Siria inclusa la città di Aleppo.
Alla Turchia sono però arrivati gli avvertimenti di Damasco che ha denunciato la violazione della sua sovranità commessa dalle forze turche che al momento hanno preso il controllo delle località di Jarabulus, Al-Rai e Dabiq. Risulta che attualmente le forze turche si siano concentrate sull’obiettivo di conquistare la citta di Al-Bab, e dirigersi poi verso Manbiy (anche in direzione di Aleppo), che si trova sotto controllo dei reparti curdi.

Tuttavia anche l’Esercito siriano ha iniziato le operazioni per riprendere il controllo della citta di Al-Bab, da dove distano pochi kilometri, e lo scontro con le forze turche appare sempre più probabile.

Erdogan sta sottovalutando, ancora una volta, anche gli avvertimenti ricevuti da Mosca che non ha intenzione di consentire l’ingresso di forze turche oltre 12 Km. dalla frontiera e per questo ha tracciato una “linea rossa” che i turchi non devono marcare.

Si aspetta quindi una prossima reazione anche da parte dei russi che hanno stanziato un possente apparato di forze aereonavali sul territorio siriano e non sembra che Putin abbia intenzione di dare partita vinta al turco Erdogan con cui rimane anzi da regolare un “vecchio conto” dell’aereo russo abbattuto proditoriamente in Siria.

Un vecchio adagio russo dice che “la vendetta è un piatto che va servito freddo” e sembra calzare precisamente con la situazione attuale dei rapporti Mosca-Ankara.

Fonti: Hispan Tv

Al Mayadeen