mercoledì 8 febbraio 2017

LA UE E’ MORTA E NON LO SA. SALVIAMO L’EUROPA VERA.

 “E allora cosa resta più della UE?”. Se lo chiedono Coralie Delaume et David Cayla, gli autori di un saggio uscito a Parigi dal titolo “La fin de l’union européenne” (Michalon editore): senza punto interrogativo. Perché la loro tesi è appunto questa: come il guerriero del Berni, “che andava combattendo ed era morto”, Merkel e Juncker, Mogherini e Draghi stanno presiedendo ad uno sgretolamento che fanno semplicemente finta di non vedere, tenendo insieme la cosa morta, finché possono, con la gabba punitiva della BC, il fil di ferro della moneta unica e gli sbirri della Corte europea di Giustizia di Lussemburgo: due entità assolutamente sottratte alle democrazia e persino al diritto comune, e quindi al sicuro dalle volontà popolari. Ma la prima cosa che ha annunciato Teresa May nel discorso sul Brexit del 17 gennaio è stata la volontà di ripudiare la giurisprudenza della Corte. L’Ungheria di Orban ha fatto ancor meglio: ha modificato la Costituzione e il proprio sistema giudiziario in modo da non dover più applicare le decisioni della Corte Europea di Giustizia sul proprio territorio nazionale. “E senza nemmeno uscire dalla UE. Budapest è uscita in souplesse dall’ordine giuridico europeo, e le “autorità” UE sono impotenti a reprimerlo”, dicono i due autori. “Le due istituzioni (BCE e Corte) non avendo alcuna legittimità democratica, tengono botta solo perché i paesi membri accettano di cedere loro le prerogative nazionali. E’ un sistema di servitù volontaria” .

Ci sta chi ci vuole stare. Persino la piccola povera Grecia, il cui popolo aveva detto no. Ma con la complicità dell’eurogruppo (tutti i nostri governicchi) la BCE ha stroncato quella volontà popolare mettendo in ginocchio le banche greche, facendo mancare loro – scientemente e criminalmente – la liquidità: per giorni e giorni i greci non hanno potuto ritirare i soldi dai bancomat è accedere ai loro risparmi; e oggi continuano tutti a tenerla alla fame, a punirla. Ma questa stessa ferocia è un segno di panico cieco e di egoismo idiota: la Grecia pesa solo il 2% del Pil europeo. Eppure se Atene avesse lasciato la zona euro, ripudiando il debito (verso le banche tedesche e francesi), si temeva l’effetto domino.

Il referto di morte della UE sembra contraddetto dall’euro. La gente continua d “aver fiducia” nell’euro. I più dei sudditi dell’eurozona, se posti di fronte alla domanda per referendum, voterebbero per restarci dentro. L’euro si rivaluta persino, dopo il Brexit.

“La forza delle monete – rispondono i due – non dipende dalla “fiducia”. L’euro esiste perché è la sola moneta a corso legale in un insieme economico con 300 milioni di consumatori-produttori. La moneta è la congiunzione con un sistema giuridico che impone obbligatoriamente il suo uso e un mercato che, per la sua grandezza, la offre una certa profondità consentendo di essere facilmente usata come mezzo di pagamento. La visione della tortura inflitte ai greci e i discorsi terroristici dei media e dei cortigiani in caso di uscita dall’euro, fanno sì che per la maggioranza incolta del vecchio continente, cambiare moneta significa prendere dei rischi che appaiono più immediati dei benefici. Per i due autori, si può persino immaginare che la UE scompaia ma l’euro sussista, per semplice viltà e paura.

Viltà e paura della classe dirigente che ha fondato tutta la sua residua legittimità sull’europeismo e giustamente teme di perdere il potere, ed è riuscita a trasferire alle popolazioni: paura del futuro, paura di rischiare aria nuova, paura di figliare, paura di dire di no al politicamente corretto e alle idee conformiste vigenti…

Di qui la rabbia, il panico, lo scandalo, quando è apparso un Trump che dice dell’Europa: che è una colonia della Germania e serve solo al lei, che attraverso essa Berlino esporta con moneta sopravvalutata, che non è che una burocrazia soffocante, che blocca lo sviluppo dei paesi membri. E’ la paura della verità. Nuda e cruda, alla Donald.

Hanno paura della verità

I media hanno parlato con odio di come Ted Malloch, che sarà il possibile ambasciatore di Trump alla Ue, ha consigliato di andare short (al ribasso) sull’euro, perché “fra 18 mesi sparirà”. Ma Ted Malloch ha detto molto di peggio – o di meglio.

In una intervista alla BBC dove gli veniva rinfacciata la sua presunta mancanza di esperienza, ha risposto: “Ho già avuto posti diplomatici in passato che mi hanno permesso di dare una mano ad abbattere l’URSS. Magari c’è una altra Unione che ha bisogno di essere domata”.

Ha spiegato che Trump “non ama le organizzazioni sovrannazionali, non elette,dove i burocrati fan quello che vogliono e non sono veramente democratiche”.

Alla domanda: cosa pensa di Juncker? Ted Malloch ha risposto: “Mister Juncker è stato un buon sindaco di una città del Lussemburgo, e forse dovrebbe tornare a fare lo stesso lavoro”.

A questo punto il giornalista (Andrew Neil) è stato colto da riso irrefrenabile: non si aspettava una risposta simile, nessuno la darebbe in questa Europa ingessata nel politicamente corretto.

Non a caso, nel loro cosiddetto vertice informale a Malta, i nostri capi burocratici non hanno deciso niente; se non di non rispondere polemicamente a Trump, non scuotere l’onda, far finta di niente. L’irrompere di incontrollate verità (la “brutalità” di Donald) può distruggere la loro costruzione artificiosa, legata con lo sputo e lo spago di Draghi. Sono troppo mediocri per accettare la sfida.

Per questo, temo, “resisteranno” fino all’inevitabile collasso bancario che produrrà la catastrofe del loro castello di carte. Il tema infatti non è se si deve o no restare nell’euro; è che se ne dovrà uscire catastroficamente , per la violenza delle circostanze, e una classe dirigente del tutto incapace, come questa. Ma di ciò, un’altra volta.



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